proteste-kazakistan-colpiscono-duramente bitcoin perchè collegate Alessio Marino 7 Gennaio 2022, ore 08:55

Dopo l'Epifania nera delle criptovalute, con il Bitcoin che era sceso sotto i 43mila Dollari, il crollo della principale moneta virtuale del mercato è continuato anche nella notte ed è strettamente legato alle proteste in corso in Kazakistan. Per chi non lo sapesse, infatti, il Kazakistan è il secondo paese più importante in termini di mining del Bitcoin. Basterebbe già questo per giustificare in parte il calo del mercato, ma a ciò si sono aggiunti i problemi di accesso ad internet che hanno colpito il secondo mining hub più importante del mondo, che ha dovuto fronteggiare un vero e proprio shutdown. La crescita delle mining farm in Kazakistan è avvenuta in concomitanza con il ban di Bitcoin e criptovalute da parte della Cina dello scorso Settembre 2021. Molti dei minatori infatti a seguito dell'annuncio delle autorità locali hanno cercato rifugio nel vicino Kazakistan; mai avrebbero immaginato un'escalation di proteste come quelle degli ultimi giorni, che hanno interessato anche le mining farm e quindi hanno avuto un impatto importante (e negativo) sull'intero mercato. Nel momento in cui stiamo scrivendo, il Bitcoin viene scambiato a 41.523 Dollari, il 3,75% in meno rispetto a 24 ore fa, mentre Ethereum scivola addirittura dell'8,19% a 3.176,73 Dollari, con Solana che perde l'8,50% a 137,62 Dollari e Cardano che riporta un -1,12% a 1,21 Dollari. FONTE: CNBC

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