Il Kazakistan manda in tilt il mercato delle criptovalute e il prezzo di Bitcoin, con le proteste di piazza scaturite dalla crisi energetica seguita alla liberalizzazione del mercato. Bitcoin in rosso

Al momento della stesura di questo articolo, Bitcoin sta perdendo il 6% ed è quotato a 43.400 dollari, Ethereum perde il 7,3% e si porta a 3.500 dollari. Fanno peggio Solana, Terra (LUNA), Crypto.com (CRO), Cosmos (ATOM), con perdite fino al 10%. A scatenare l’ondata di vendite, probabilmente, proprio la crisi energetica del Kazakistan che è diventato uno dei lidi dove si è spostato il mining di Bitcoin a seguito del ban arrivato dalla Cina. Il mining di Bitcoin ora si concentra in Kazakistan Il mining di Bitcoin tra le cause della crisi del Kazakistan Il Kazakistan è sull’orlo di una crisi energetica e politica, perché le proteste legate all’aumento del prezzo del GPL sono divampate in assalti ai palazzi del governo, in scontri con l’esercito, in morti e arresti e nella proclamazione dello stato di emergenza. Per tagliare le comunicazioni, il governo ha disattivato internet, cellulari, social network, sperando che questo impedisca ai rivoltosi di coordinarsi. Questo ha portato al blocco anche delle attività di mining, che in Kazakistan hanno trovato terreno fertile proprio per l’alta presenza di combustibili a prezzi irrisori. Ma questo è l’effetto e anche la causa delle crisi, perché le aziende di mining assorbono una quantità mostruosa di elettricità necessaria al completamento degli algoritmi che permettono la convalida delle transazioni e il mining dei blocchi. Anche questo ha portato il prezzo ad alzarsi. Secondo il Financial Times, nel 2021 quasi 90.000 società di mining crypto hanno scelto il Kazakistan, dopo essere state costrette a lasciare la Cina. Se il Kazakistan stacca la corrente e ferma internet, il mining di Bitcoin può arrestarsi. Un metro di misura sarà fornito dall’hashrate, che dagli ultimi grafici di Coinwartz per la verità sembra stabile, mentre secondo Coingape il blackout avrebbe già portato ad un crollo del 12%.. Certo l’impatto sull’hashrate sarebbe la misura di quanto la crisi in Kazakistan possa pesare anche sul mining di BTC. Sicuramente si è abbattuta sul prezzo, portando Bitcoin e le altre criptovalute a perdere importanti livelli di supporto. Per Bitcoin ora sarà fondamentale mantenere i nervi saldi e non tornare sotto i 40.000 dollari.

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Giornalista con la passione per il web e il mondo digitale. È laureata con lode in Editoria multimediale all’Università La Sapienza di Roma e ha frequentato un master in Web e Social Media Marketing.

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Boom di sequestri di criptovalute nel 2021 By Vincenzo Cacioppoli - 8 Gen 2022

Il 2021 è stato un anno esplosivo per le criptovalute e la loro espansione è stata a tutti i livelli, anche per l’utilizzo a fini criminali. Secondo il rapporto dell’Internal Revenue Service (IRS), che si occupa della riscossione delle tasse negli Stati Uniti, nel 2021 sono stati effettuati sequestri in criptovalute per un valore di 3,5 miliardi di dollari. E la tendenza secondo gli analisti dell’agenzia federale americana sarebbe destinata ad aumentare nel prossimo anno. Sequestri di criptovalute, dal 2021 al 2022 “Mi aspetto che una tendenza ai sequestri di criptovalute continui mentre avanziamo nell’anno fiscale ’22” Questo ha detto il capo delle indagini criminali dell’Irs, Jim Lee durante una conferenza stampa, aggiungendo a proposito delle aspettative per il 2022 che: “Ci aspettiamo che rimanga un po’ in quell’intervallo, sulla base di alcune indagini su cui stiamo attualmente lavorando che sono piuttosto grandi per dimensioni e portata. Potremmo superare questa cifra l’anno prossimo”.

Il caso Silk Road

Più di 1 miliardo di dollari della somma sequestrata dall Irs, derivano dal sequestro record fatto a Silk Road, società protagonista di uno dei più grossi commerci di prodotti illegali della storia sul dark web, reso possibile grazie al pagamento con Bitcoin. In realtà al momento del primo sequestro nel 2015 i bitcoin in possesso di Silk Road valevano 250 dollari ciascuno, per un valore totale di circa 16 milioni di dollari. Ma la crescita di questi anni delle quotazioni del Bitcoin ha portato il loro valore ad oltre un miliardo di dollari. Si rafforzano gli strumenti dell’IRS Nella legge sulle infrastrutture recentemente approvata dal Congresso USA, sono stati concessi all’agenzia federale fondi e strumenti aggiuntivi, proprio per combattere contro le frodi commesse attraverso asset digitali. Tale legge tra le altre cose obbliga i broker di criptovalute a tracciare e segnalare le transazioni all’IRS, nel tentativo di dare alle autorità fiscali maggiore visibilità sugli scambi di valuta virtuale. Inoltre l’agenzia ha già stabilito di assumere circa 200 persone che si occupino esclusivamente di crimini informatici. I crimini legati alla DeFi sono valsi 10 miliardi di dollari Crimini DeFi per 10 miliardi di dollari D’altra parte i crimini legati alle criptovalute hanno avuto un sensibile aumento nel 2021. Secondo alcune stime solo il valore dei crimini legati alla DeFi ammonterebbe a circa 10 miliardi di dollari nell’anno appena concluso. I reati maggiormente legati alle criptovalute secondo il Crime report 2021 della società Chainalysis, sono sicuramente quelli legati al riciclaggio e quelli informatici, come i ransomware attacchi, con richiesta di riscatto in criptovalute in cambio dei dati rubati dai pirati informatici. Nel 2021 questo tipo di attacchi avrebbero fruttato circa 33 milioni di dollari in criptovalute, sempre secondo il report di Chainalysis. Sempre nel rapporto si evince come nel 2021 grazie anche alla loro sempre maggiore diffusione, siano enormemente aumentate le frodi contro gli ATM in Bitcoin. A tal proposito, infine, l’FBI ha avvertito in un report a fine novembre della presenza negli Usa di schemi di frode che utilizzano bancomat di criptovaluta e codici QR a risposta rapida per facilitare i pagamenti. “L’FBI ha visto un aumento dei truffatori che indirizzano le vittime a utilizzare sportelli automatici di criptovaluta fisici e codici QR digitali per completare le transazioni di pagamento”. Questo si legge nel report.

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