In una regione della Cina potrebbe essere vietata l’estrazione dei Bitcoin a causa di un consumo energetico troppo alto che non rispetta gli standard dettati da Pechino.
Una regione della Cina, quella della Mongolia Interna, prevede di vietare dei nuovi progetti di estrazione di Bitcoin e di chiudere le attività esistenti al momento con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico. È infatti ormai risaputo che il processo di estrazione della criptovaluta più famosa al momento non è sostenibile, poiché consuma circa 128,84 terrawatt-ora, un quantitativo energetico nettamente superiore a quello di alcuni Stati, come l’Ucraina e l’Argentina. Qualora la decisione dovesse diventare ufficiale, potrebbe rappresentare un ostacolo per la criptovaluta, dal momento che la Regione autonoma della Mongolia Interna da sola rappresenta circa l’8% di tutta l’estrazione di Bitcoin a livello globale, superiore anche agli Stati Uniti, che raggiungono il 7,2%.
Bitcoin, vietata l’estrazione in una regione della CinaLa Regione autonoma della Mongolia Interna prevede di vietare tutti i nuovi progetti di estrazione di Bitcoin e di chiudere quelli esistenti al momento, con l’obiettivo di ridurre il consumo dell’energia. Questa criptovaluta infatti si basa su una particolare rete decentralizzata e dunque non viene emessa da una singola realtà, come una banca centrale, ma da più utenti. Tutte le transazioni effettuate tramite il Bitcoin devono essere “verificate” dai Miners, questo si traduce nell’attività di un enorme quantità di computer, appositamente costruiti, che hanno come obiettivo quello di verificare le transazioni. L’università di Cambridge ha stimato che il mining di Bitcoin consumi circa 128,84 terrawatt-ora all’anno di energia, molto più di quella consumata dall’Argentina. Al momento, la Cina estrae circa il 65% di tutti i Bitcoin al mondo, mentre la Regione autonoma della Mongolia Interna l’8% proprio grazie ai suoi costi energetici molto bassi. Le politiche green della Cina La decisione della Regione autonoma della Mongolia Interna sarebbe dettata dal fatto che nel 2019 la regione non ha raggiunto gli obiettivi di valutazione del governo centrale per quanto riguarda l’uso dell’energia, e proprio per questo motivo adesso sta cercando di attuare delle politiche per correre ai ripari. Nelle intenzioni della Regione autonoma della Mongolia Interna c’è la previsione di chiudere tutti i progetti riguardanti l’estrazione della criptovaluta entro aprile 2021 e di non approvarne di nuovi. L’obiettivo del Dragone infatti, come ha dichiarato il presidente Xi Jinping lo scorso anno, è quello di ridurre le emissioni di anidride carbonica entro il 2030 e di raggiungere la neutralità del carbonio entro l’anno 2060.