Economia Tutti gli amoreggiamenti tra India e Russia su energia e moneta di Marco Dell'Aguzzo

La banca centrale dell’India sta lavorando a un meccanismo rupie-rubli per proteggere il commercio con la Russia dalle sanzioni occidentali. Tutti i dettagli

L’India sta valutando un accordo sulle transazioni in rupie-rubli con la Russia per garantirsi il proseguimento del commercio con Mosca: le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dall’Europa contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, infatti, stanno complicando gli scambi con il paese. COSA SCRIVE IL FINANCIAL TIMES Le trattative tra India e Russia sul meccanismo di pagamento in questione, come riportato dal Financial Times, sono ancora in una fase iniziale. A muovere Nuova Delhi è la voglia di continuare ad acquistare prodotti energetici e beni di altro tipo da Mosca: nel 2021 le esportazioni della Russia in India sono ammontate a 6,9 miliardi di dollari e composte principalmente di oli minerali e fertilizzanti. Stando al Financial Times, la Reserve Bank of India (la banca centrale indiana) sta discutendo dello schema di pagamento rupie-rubli con il governo e con le banche statali (come la State Bank of India, la più grande del paese). La decisione finale spetterà alle autorità politiche. IL CONTESTO Mentre l’Occidente – e in Asia il Giappone, soprattutto – ha imposto sanzioni molto dure verso la banca centrale russa ed escluso diversi istituti russi dalla rete SWIFT per i pagamenti (lo standard internazionale), l’India ha scelto di rimanere neutrale. Si è anche astenuta, in sede ONU, dalla condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina. Lo ha fatto perché l’India considera la Russia un paese utile al bilanciamento della Cina, percepita come una minaccia diretta, subito al di là dei suoi confini. Per Nuova Delhi, inoltre, Mosca è la principale fornitrice di equipaggiamenti militari, benché stia riducendo tale dipendenza e aumentando gli acquisti dagli Stati Uniti. LE DICHIARAZIONI L’ambasciatore russo a Nuova Delhi, Denis Alipov, ha dichiarato recentemente che Russia e India dispongono di mezzi di “cooperazione e transazione indipendenti dai meccanismi finanziari occidentali”. Sakthivel, presidente della FIEO (un’organizzazione governativa indiana che si occupa di promozione dell’export), ha detto al Financial Times che “altre nazioni stanno vietando le esportazioni in Russia, quindi è un buon momento per gli esportatori indiani per entrare nel mercato russo”. GLI STATI UNITI REAGIRANNO? Non è escluso che l’accordo indo-russo sul meccanismo rupie-rubli possa far arrabbiare gli Stati Uniti, che non vogliono vedere intaccata l’egemonia del dollaro e che rappresentano la principale destinazione per le esportazioni indiane, acquistando ogni anno beni per più di 50 miliardi di dollari. Nel 2021 le esportazioni indiane in Russia sono valse 3,3 miliardi. Nei piani di India e Russia, tuttavia, c’è l’intenzione di potenziare il commercio bilaterale fino a portarlo a 30 miliardi di dollari entro il 2025, contro gli 8 del 2021. Attualmente, la bilancia degli scambi pende a favore di Mosca. I PRECEDENTI INDIANI La banca centrale indiana disponeva, in passato, di un programma di scambio rupie-rubli con l’Unione sovietica, limitato però ad alcuni prodotti: è rimasto attivo dagli anni Settanta fino al 1992. E due banche indiane hanno anche messo a punto un meccanismo rupie-rial per consentire alle aziende indiane di comprare petrolio iraniano, aggirando le sanzioni imposte dagli Stati Uniti. L’ACCORDO SUL PETROLIO SCONTATO Nei giorni scorsi un funzionario del governo indiano ha detto a Reuters che “la Russia sta offrendo petrolio e altre materie prime con un forte sconto. Saremo felici di accettarlo”. Mosca non è una fornitrice rilevante di petrolio per Nuova Delhi: vale appena il 2-3 per cento del totale importato. L’India, però, acquista dall’estero ben l’80 per cento del petrolio che consuma, e in un contesto di prezzi alti ha necessità di trovare barili a basso costo per contenere le spese.

COMMENTO: lo capirebbe anche un ragazzo, è il momento che che Nazioni Democratiche scelgano un buon prodotto di CBDC per difendere la loro economia e la nostra libertà. Ricordo che il sistema block-chain è un sistema di falsa democrazia. Ci sono condizioni paritarie tra i nodi, ma è come sostenere che i Cavalieri Templari erano democratici perchè dividevano il cibo e le proprietà. Adesso fare mining è riservato a pochi possessori di supercomputer. il cittadino comune che compra cruptovalute ha infinite possibilità di essere truffato, dal metodo Ponzi allo stesso furto del denaro malamente investito. Coniugare un sistema anarchico con un sistema statale è impossibile. Lo dimostra Meta (Facebook) che ha rinunciato a lanciare la sua criptovaluta. Quindi speriamo che nel mondo si accorgano della validità della mostra proposta di moneta digitale che rispetta i canoni della CBDC.

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